La pista di collaudo di automobili situata nel giardino sospeso sul tetto del Lingotto ospita tre interventi artistici, firmati da autori di fama internazionale: Felix Gonzalez-Torres, Finnegan Shannon, Rirkrit Tiravanija. Le opere sono un invito all’incontro e all’inclusività.


Felix Gonzalez-Torres, Finnegan Shannon, Rirkrit Tiravanija: sulla Pista 500 di Torino – l’iconica pista di collaudo delle automobili FIAT nel giardino sospeso sul tetto del Lingotto – spuntano tre nuove installazioni votate all’inclusività. Gli interventi si inseriscono in una lunga serie di opere realizzate nel corso degli anni da artisti di caratura internazionale, tra cui spiccano anche Julius von Bismarck, Valie Export e Sylvie Fleury.TRE INSTALLAZIONI SULLA PISTA 500 A TORINOA cura di Sarah Cosulich e Lucrezia Calabrò Visconti, il progetto artistico di Pinacoteca Agnelli vede un’opera di Felix Gonzalez-Torres – Untitled – installata sul tabellone pubblicitario della Pista, ma anche disseminata per la città attraverso sei manifesti diffusi per il capoluogo (in collaborazione con EXPOSED Torino Foto Festival): si tratta di una fotografia che ritrae un letto matrimoniale disfatto, esposta per la prima volta nel 1992 a New York. In un periodo storico segnato dall’epidemia di HIV, l'opera invitava a esplorare il confine tra spazio pubblico e vita privata. Finnegan Shannon presenta invece Do You Want Us Here or Not: l’artista invita i visitatori a sedersi su una delle sei panchine installate sul tetto e a prendersi una pausa, in contrasto con l’idea di velocità ed efficienza che non solo caratterizza il nostro tempo, ma che contraddistingue anche la pista del Lingotto. Allo stesso tempo, Shannon si interroga sull’accessibilità delle architetture e dei luoghi pubblici, facendo riferimento a una ricca storia di manifestazioni in cui sedersi rappresenta un atto di protesta.L'INCLUSIVITÀ NELLE OPERE SUL TETTO DEL LINGOTTO DI TORINOInfine, l’intervento di Rirkrit Tiravanija, Untitled (Tomorrow is the Question), installato nella terrazza sud, si compone di quattro tavoli da ping pong – tutti contrassegnati dalla scritta “domani è la domanda” in diverse lingue legate alle comunità più presenti a Torino: quella rumena, marocchina, cinese e peruviana – liberamente utilizzabili dai visitatori. In tal modo, l’artista mette in scena uno “spazio di negoziazione dell’identità”, spostando l’attenzione dall’opera all’azione del gioco, che prende vita grazie all’interazione umana (vero motore imprescindibile dell’arte).[Immagine in apertura: Felix Gonzalez-Torres, Untitled, 1991. The Museum of Modern Art, New York, Donazione Werner e Elaine Dannheisser, 1996. Courtesy Felix Gonzalez-Torres © Estate Felix Gonzalez-Torres In collaborazione con Exposed Torino Foto Festival]
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